La Biodisponibilità del Magnesio

Il Magnesio gioca un ruolo primario nelle svariate attività delle cellule e agisce da regolatore di moltissime funzioni vitali dell’organismo.

Purtroppo la dieta occidentale attuale e l’incrementata raffinazione industriale degli alimenti hanno portato ad una progressiva riduzione del quantitativo di magnesio e di altri importanti sali minerali all’interno dei cibi, ponendo il rischio di un apporto insufficiente di questi nutrienti e del mancato raggiungimento della dose giornaliera raccomandata (Valori Nutrizionali di Riferimento = 375 mg di magnesio).

È consigliabile, in caso di inadeguato apporto di magnesio dai cibi, affiancare l’alimentazione ad un approccio di integrazione alimentare in modo tale da raggiungere il fabbisogno giornaliero.
Va sottolineato, comunque, che l’integrazione alimentare dev’essere fatta (come sempre) in maniera ragionata. Ad esempio, uno degli errori più comuni è quello di considerare solamente la quantità del nutriente apportato dalla specifica compressa o polvere senza considerare poi quanto effettivamente quel nutriente viene assorbito dal nostro corpo.

La capacità del corpo di assimilare un determinato nutriente viene definita come biodisponibilità, ovvero quanto il corpo è in grado di assorbirlo nel sistema digerente e quindi di utilizzarlo a tutti gli effetti per le proprie funzioni fisiologiche.
La biodisponibilità (da considerare sia se si parla di alimentazione che di integrazione alimentare) può dipendere da moltissimi fattori quali, ad esempio, età, sesso, eventuale cottura dell’alimento, presenza di altri nutrienti e/o farmaci, caratteristiche della microflora intestinale, fattori genetici, status nutrizionale dell’organismo.
In particolare, la presenza di altri nutrienti è fondamentale per valutare la biodisponibilità dei sali minerali.

Prendiamo il caso del magnesio. Il magnesio è SEMPRE associato ad altri nutrienti, quasi sempre sotto forma di sale di magnesio. Si tratta di un legame debole tra il magnesio e un’altra molecola. In linguaggio tecnico tale legame debole viene definito ‘legame ionico’ ma si può assimilare più facilmente il concetto immaginando che il magnesio e l’altra molecola si tengano per mano e entrino insieme nel tratto intestinale. Questa molecola che accompagna il magnesio può essere un buon compagno di viaggio, che aiuta il magnesio stesso ad essere assorbito efficacemente nel corpo, oppure un cattivo compagno di viaggio, limitandone la biodisponibilità.
Dato l’interesse nutrizionale e terapeutico del magnesio, la ricerca scientifica ha svolto numerosi studi su quali siano le molecole ‘accompagnatrici’ del magnesio più efficaci.
Esistono diversi tipi di sali di magnesio, distinguibili in due categorie: i sali del magnesio organici e quelli inorganici.

I sali del magnesio organici sono quelli in cui il magnesio è accompagnato da una molecola che contiene carbonio e che è presente negli esseri viventi (vegetali o animali), ad esempio il magnesio citrato, il magnesio lattato, il magnesio pidolato, il magnesio gluconato, ecc.
Viceversa, un magnesio inorganico è associato ad elementi diversi dal carbonio, ad esempio il magnesio ossido, il magnesio idrossido, il magnesio solfato, che è più presente nella terra e nelle rocce.
Quello che la ricerca ha mostrato in maniera netta è che i magnesi inorganici sono quelli con la biodisponibilità più bassa. Ciò è dovuto, almeno in parte dalla bassa solubilità di questi ultimi (Bohn, Curr Nutr Food Sci, 2008), ovvero della loro scarsa capacità di sciogliersi in acqua, prerequisito necessario per essere assorbiti nell’intestino. In sostanza, se si assume del magnesio di tipo inorganico solo una parte viene assorbita ed entra nel sangue. Il magnesio non assorbito rimane nel lume dell’intestino, con possibili effetti lassativi se in dosaggi elevati.
Similmente, anche il magnesio carbonato, pur contenendo carbonio, ha una bassissima solubilità (Bohn, Curr Nutr Food Sci, 2008) e quindi uno assorbimento estremamente basso (Ranade & Somberg, Am J Ther, 2001).

I sali di magnesio con il maggiore assorbimento sono invece quelli organici (Firoz & Graber, Magnes Res, 2001; Ranade & Somberg, Am J Ther, 2001; Bohn, Curr Nutr Food Sci, 2008). Lungi ancora dall’aver capito quale sia il tipo di magnesio migliore in assoluto dal punto di vista della biodisponibilità, tuttavia è constatato dalla comunità scientifica che l’assunzione di un sale di magnesio organico come il magnesio citrato, il magnesio lattato, il magnesio pidolato o il magnesio gluconato permettono un assorbimento elevato di magnesio nel sangue e un basso rischio di effetti lassativi.
In conclusione, l’esempio del magnesio sottolinea il fatto che nella nutrizione e nella integrazione della nutrizione non solo è fondamentale guardare con attenzione la qualità e la sicurezza dei nutrienti che vengono assunti, ma è altresì importante considerare quanto di quel nutriente il corpo riesce effettivamente ad assorbire, ovvero la sua biodisponibilità.

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Modo d’uso: si consiglia l’assunzione di Tri Mag, 2 compresse al giorno, con un sorso d’acqua.

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